LA SELEZIONE DEI DONATORI DI SANGUE
La selezione dei donatori: la consapevolezza dei comportamenti a rischio non è scontata.
05 maggio 2015
Non mi chiedo perché i pazienti mentono, dò per scontato che lo facciano”. Questo era il mantra del Dr. House, il geniale e scontroso diagnosta frutto della fantasia degli autori della celebre fiction americana, ma parrebbe rispecchiare anche la premessa che ha guidato lo studio prospettico tra i donatori di sangue in Italia per evidenziare quale fosse il livello di percezione e consapevolezza od omissione in corso di colloquio con il medico dei principali comportamenti a rischio di infezioni sessualmente trasmissibili.
Il 28 aprile 2015 a Roma , preso l’Aula Pocchiari dell’Istituto Superiore di Sanità, si sono alternati gli autori dello studio, finanziato dal Ministero della Salute e promosso dal Centro operativo AIDS dell’ISS in collaborazione con il Centro Nazionale Sangue, le cui relazioni sono scaricabili in fondo al testo, che invita ad un percorso per il miglioramento della qualità delle informazioni fornite al donatore e ottenute dal donatore durante la fase di selezione.
Lo studio condotto da 6 Servizi Trasfusionali della rete, attraverso l’impegno di altrettanti medici borsisti appositamente formati, è svolto su un totale di 6816 donatori sui 7839 invitati, che hanno risposto ad un nuovo questionario anamnestico, più accurato e forse più “invasivo” di quello routinario, per quanto concerne le informazioni relative ai comportamenti sessuali, ma che ha portato ad interessanti conclusioni, prodromiche alla condivisa necessità di rivedere setting e approccio del medico intervistatore per acquisire e soprattutto informare il donatore anche periodico sui rischi di comportamenti spesso sottovalutati o non riconosciuti come tali.
La domanda che, a differenza del personaggio televisivo, si sono posti i ricercatori è stata: “ come è possibile che ci sia tra i donari anche abituali una così bassa percezione dei rischi correlati all’uso di droghe o di rapporti sessuali non protetti o promiscui? Lo studio ha rilevato che i donatori, nuovi e periodici, leggono poco o con poca attenzione il materiale informativo; il 15% dei donatori periodici intervistati dichiara scarsa conoscenza delle malattie sessualmente trasmissibili e anche sull’uso di droghe, la cui “versatilità” di assunzione si è modificata e ampliata rispetto a quanto si chiede nel questionario di routine, è emersa una sottovalutazione dei rischi associati, nonché una spia che lascia intravedere stili di vita non propriamente sani.
In conclusione alla presentazione dei dati, ha affermato Simonetta Pupella: “Il materiale informativo in uso deve essere migliorato e arricchito di informazioni necessarie ad aumentare la conoscenza e consapevolezza dei fattori di rischio delle malattie sessualmente trasmesse e anche il colloquio con il donatore, se condotto adeguatamente per condizioni ambientali e relazionali, può rilevare notizie aggiuntive importanti, che consentono al medico di valutare il grado di rischio correlato ai comportamenti sessuali, fonte di esclusione o sospensione dal dono, ma anche strumento di miglioramento della salute della collettività attraverso la prevenzione di malattie, la cui pericolosità, viene spesso ignorata o “negata”.